Lynn Hill “La miglior climber al mondo”
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Dal 1986 al 1992 Hill è stata una dei migliori climbers al mondo, vincendo oltre trenta titoli internazionali, comprese cinque vittorie all'Arco Rock Master.
Al tempo le principali scalatrici raggiunsero i principali uomini.
Nel 1990, nella finale della Coppa del Mondo, è stata una delle tre concorrenti e l'unica donna a raggiungere il top, nonché l'unica scalatrice a risolvere il crux (il movimento più difficile).
Come scrive Joseph Taylor nella storia degli scalatori di Yosemite, "in quel momento Lynn Hill era senza dubbio la miglior scalatrice del mondo, maschio o femmina".
“ Penso che le gare siano una bella cosa, soprattutto per i giovani scalatori.
Senza dubbio sono qualcosa di positivo.
Il circuito competitivo ti dà la possibilità di conoscere altre realtà, a livello internazionale, per vivere grandi emozioni.
Le competizioni ti aiutano a prepararti; impari a dare il massimo esattamente nel momento giusto. Questo è sicuramente un altro aspetto che mi ha aiutata per la mia salita sul Nose.
Sento che competere, voler vincere, arrivare in alto sono tutte cose innate, ma a volte è importante fare un passo avanti, maturare e guardare la vita da una prospettiva diversa.
Devo dire che smettere di gareggiare mi ha dato un nuovo senso di libertà.
Quando ho preso la decisione di smettere, l’ambiente competitivo stava lentamente iniziando a cambiare, più le competizioni decollavano, meno diventava divertente.
Sentirsi parte di un gruppo, viaggiare con gli amici più cari, godersi la vita arrampicando, voler essere lì con gli altri, erano tutti aspetti che avevano caratterizzato l'inizio della mia carriera alpinistica, ma di cui ora cominciavo a sentire la mancanza.
Vedevo sempre più persone affette da bulimia, anoressia… Sembrava che questa amicizia, questo spirito di gruppo iniziale fosse scomparso.
Verso la fine, ero concentrata solo sull'arrampicata indoor e sull'allenamento, questa cosa non mi piaceva.
Non ho iniziato allenandomi su pareti artificiali, non è mai stata una cosa che volevo fare a pieno titolo per tutta la vita.
Inoltre percepivo una cattiva sportività, continue violazioni delle regole, per non parlare dell’ ego monumentale che infestava le competizioni. ”
Dopo il viaggio in Europa del 1986, iniziò ad adottare molte tecniche di arrampicata sportiva.
In quegli anni c’era una grande tensione tra gli arrampicatori, si dividevano in tradizionalisti e nuovi arrampicatori sportivi.
Nel 1986 ci fu persino un "Grande Dibattito" presso l'American Alpine Club in cui un gruppo di partecipanti illustri, tra cui Hill, furono invitati a discutere i meriti dei due diversi stili, in particolare l'arrampicata sportiva che richiedeva l’utilizzo di spit fissi nella roccia.
Uno stile impensabile per gli anni, rivoluzionò completamente il mondo dell’arrampicata, consentendo a sempre più climbers di iniziare ad arrampicare in sicurezza.
Hill ha sostenuto che " lo scopo dell'arrampicata è adattarsi alla roccia lavorando su se stessi per superare gli ostacoli.
Gli arrampicatori dovrebbero lasciare la roccia più inalterata possibile, abbiamo la responsabilità non solo di mettere spit sicuri, ma metterli in posti logici, per intaccare il meno possibile la roccia, consentendo la migliore esperienza possibile agli altri. ”
Nel maggio del 1989, era a Buoux, in Francia… Arrivata in cima alla via di riscaldamento, inizia a calarsi, ma anziché scendere in modo controllato, fa una caduta nel vuoto da circa 25 metri.
Si era dimenticata di finire il nodo che collega la corda all’imbrago, anche i migliori sbagliano, fortunatamente un albero attutì il suo impatto, perse i sensi, si lussò il gomito sinistro e si ruppe un osso del piede.
Questo incidente le impedì di partecipare alla Coppa Del Mondo, era devastata all'idea di perdere la prima edizione, sopratutto dopo aver dedicato gli ultimi mesi ad allenarsi duramente.
Tuttavia, solo sei settimane dopo la caduta, stava già arrampicando.
THE NOSE
Alla fine della mia carriera agonistica sentivo che il format dell’arrampicata indoor si stavano evolvendo sempre di più.
Non avevo iniziato ad arrampicare per scalare sulla plastica, non rappresentava i valori dell'arrampicata in modo completo e così decisi di concentrarmi su un progetto, prima di ritirarmi.
John Long mi disse “Ehi Lynnie, dovresti tornare a Yosemite e provare a salire in libera The Nose".
“Prima di poter affrontare The Nose, ho dovuto fare una vita di esperienze.
I viaggi, sopratutto in Europa, mi hanno permesso di avere una consapevolezza tale da intuire che fosse possibile salire il Nose.
Avere questa prospettiva quando il mondo dell’arrampicata era prettamente di dominio maschile è stata una rivoluzione, avvenuta grazie alla mia forte passione, al duro lavoro, credendo in me stessa e nelle mie capacità.
Si è rivelato l'obiettivo perfetto per me, mi è piaciuto il fatto che questa scalata fosse a Yosemite, la valle è semplicemente incredibile, non potrei immaginare un posto più bello in qualsiasi parte del mondo.
The Nose era molto più grande di me, non riguardava me, non riguardava il mio ego, né la mia gratificazione, in realtà era qualcosa che volevo fare.
Sentivo di avere una possibilità, se fossi riuscita nell’impresa sarebbe stata davvero una grande affermazione su cui far riflettere la gente.
Non devi essere un uomo per fare una prima salita.
Ovviamente molti tra i migliori scalatori di Big Walls, hanno provato a fare quella via e tutti ne sono usciti sconfitti, hanno fallito, quindi se arrivasse una donna e la facesse per prima sarebbe un evento così significativo da scrivere la storia.
Questa era la mia motivazione di fondo. "
Hill tentò la prima libera del Nose nel 1989 con il compagno Simon Nadin, uno scalatore britannico che aveva incontrato alla Coppa del Mondo di quell'anno.
Sebbene lui non avesse mai scalato grandi pareti, lei si sentiva a suo agio, avevano un buon feeling, entrambi scalavano trad e condividevano il desiderio di arrampicare in libera The Nose.
Malgrado l’entusiasmo, il loro tentativo di scalare in libera il Nose fallì come i tentativi di tutti gli altri climbers.
La via è molto complicata, sia a livello logistico, tecnico e mentale.
Sono più di 30 tiri di corda, quasi 900 metri di parete con difficoltà che arrivano fino all’8b+.
Non a caso i climbers a Yosemite erano tutti d’accordo su una cosa, questo progetto è e rimarrà impossibile!
Quattro anni dopo, nel 1993, insieme alla sua compagna Brooke Sandahl, Hill diventò la prima persona a scalare tutti i tiri del Nose in libera, tranne il Great Roof.
Nessuno era riuscito a collegare l'intera via, in più, “ molti credevano, e parlo di persone estremamente competenti come Jim Bridwell, che questo progetto fosse impossibile.
Ciò che voglio dire è che non solo era impossibile che una donna potesse farlo, era semplicemente impensabile che potesse essere fatto.”
Hill inizialmente gradò la via “Free Nose” 8a [5.13b], successivamente venne rivalutata…
“Mi chiedo: perché il mio approccio all’arrampicata non può essere più intelligente? Come posso concentrare le mie energie in modo più efficiente? L’idea (e la risposta) è che dobbiamo adattarci alla roccia, non il contrario.”
Hill non solo liberò il Nose, via che richiede circa una settimana di arrampicata appesi a una delle big walls più belle del pianete, ripetè l’impresa in 23 ore, liberando anche il Grate Roof.
Come si preparò per l’impossibile ascesa del Nose?
Innanzitutto ha creduto in se stessa, poi si è allenata… tantissimo!
Cinque mesi di duro lavoro per la prima libera in meno di 24 ore. L’allenamento è stato sia fisico che mentale. “Ho corso, scalato, fatto esercizio…”
Hill iniziò ad allenare la resistenza, l'obiettivo era di riuscire a salire a-vista un 8a [5.13b] dopo aver scalato tutto il giorno.
Si allenò in Provenza, mettendosi alla prova con Mingus, una vie di 300 metri che arriva all’8a, nelle gole del Verdon, effettuando la prima salita a-vista della via senza cadute e contemporaneamente essendo la prima donna a salire a vista un 8a [5.13b].
Si concentrò soprattutto sull'aspetto mentale, come affrontare la salita da un punto di vista psicologico?
La motivazione, lo stile e l'ascesa sono stati il risultato di questa intensa preparazione, questo ha successivamente rafforzato la sua convinzione che l’arrampicata non sia semplicemente raggiungere la vetta, ma tutto ciò che ruota attorno ad essa.
Il modo in cui raggiungi la vetta. Ciò significa vivere ogni momento con entusiasmo, nel cammino (a volte lungo) che porta verso la meta.
“Arrampicare è uno stato d’animo, è una meditazione in movimento, le migliori prestazioni arrivano quando non pensi e continui a scalare in armonia senza distrazioni.”
Con quale spirito ha arrampicato i 31 tiri del Nose in 23 ore?
“Per quanto possibile ho cercato di essere un tutt'uno con la roccia.
Ho dosato le mie energie, trovando la giusta quantità necessaria per ogni movimento.
Il mio motto era: sii paziente e rilassata, sempre! Nessuna fretta, nessuna rabbia, perché sento che questi stati d’animo non appartengono all'arrampicata o almeno non alla mia.
Volevo essere leggera, facendo una salita assolutamente fluida.
Mi sono mossa in totale armonia, ricercando il ritmo giusto, escludendo tutti i pensieri che non avevano nulla a che fare con la salita.
L'ho vissuta come la ricerca del perfetto stato d'animo per arrampicare…
“Arrampicare su vie come il Nose, scalare big wall in libera, è ciò che amo di più.”
Il "Free Nose" e il "Free Nose in a day" sono rimasti irripetuti per oltre 10 anni, nonostante i numerosi tentativi di alcuni tra i migliori scalatori di big wall al mondo.
Nel corso del tempo, la difficoltà della via è stata rivalutala, di comune accordo si è arrivati a gradarla 8b+ [5.14a/b] per il tiro più difficile, noto come tiro 27 o Changing Corners.
Queste due salire rimarranno incise come i risultati più impressionanti nella storia dell'arrampicata.
Prima di arrivare alla conclusione, ti lascio un consiglio da parte di questa Fuoriclasse:
“IL GRADO NON È IMPORTANTE, L’ESPERIENZA DEVE ESSERE MEMORABILE.”
Se non l'hai già letta, ti consiglio la prima parte della mitica storia di Lynn Hill, la trovi sempre sul nostro Blog.
Alla prossima!!