Lynn Hill “NON DIRMI CHE È IMPOSSIBILE, FORSE LO È PER TE!”
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I climbers a Yosemite erano tutti d’accordo su una cosa, questo progetto è e rimarrà impossibile!
Ogni tentativo di liberare la via sarà un fiasco, sopratutto se a provarla sarà una donna.
Lynn Hill vedeva qualcosa che gli altri non vedevano, infatti non solo riuscì a salire in libera i quasi 900 metri di via con difficoltà fino all’8b+, bensì la salì in sole 23h.
Venne definita da Yvon Chouinard (Climbing legend nonché fondatore di Patagonia) “L’impresa più grande mai fatta sulla roccia”, Alexander Huber scrisse “con questa prestazione Hill superò la predominanza maschile dell’arrampicata, lasciandosi alle spalle ogni climber.”
Se non hai capito di quale via stiamo parlando, lo scoprirai nelle prossime righe.
Nel frattempo ecco alcune delle salite più spettacolari di Lynn: siamo nel 1979 in Colorado, fu la prima persona a scalare in libera Ophir Broke 7c [5.12d] a Ophir, al tempo era la via più dura mai scalata da una donna, nonché una delle vie in fessura più dure al mondo.
Nel 1984 a Gunks, mise a segno la prima libera di Yellow Crack 7b+ [5.12c] e Vandals 7c+ [5.13a], entrambe a vista.
Vandals era la via più complicata di tutta la East Coast.
Russ Raffa, compagno di cordata di Lynn, definì la salita di Yellow Crack “molto pericolosa, in caso di caduta le chance di sopravvivere sarebbero state minime”.
Liberò Tourist Treat 7b+ [5.12c] a New Hampshire nel 1985.
Era senza dubbio "la migliore scalatrice dei Gunks", come la chiamava la leggenda dell'arrampicata locale Kevin Bein, "nessun uomo scalava significativamente meglio di lei”.
Nel gennaio del 1990, J.B. Tribout, il primo a liberare Masse Critique 8b+ [5.14a] a Cimaï, France, sfidò Hill dicendo che nessuna donna sarebbe mai stata in grado di scalarla.
Hill impiegò meno tentativi di Tribout e dopo "nove giorni di sforzi estenuanti”, diventò la prima donna ad arrampicare redpoint l’8b+, è stata descritta come la scalata su roccia più difficile mai fatta da una donna.
Fu la prima donna ad arrampicare:
L’8a a vista, Simon [5.13b] a Frankenjura in Germania, nel 1992.
Midnight Lightening 7b+ [V8] a Yosemite nel 1998.
To Bolt or Not To Be 8b+ [5.14a] a Smith Rocks nel 1998.
Scarface 8b+ [5.14a] a Smith Rocks nel 1999.
Il suo più grande exploit però fu nel 1993, quando salì in libera “The Nose” al Captain, Yosemite, la via ritenuta impossibile da chiunque.
Questa ascesa incise il suo nome nella storia dell’arrampicata mondiale.
Chi era Lynn Hill prima di scrivere la storia?
Nasce a Detroit nel 1961, per poi trasferirsi in California.
Già da bambina si arrampicava sugli alberi e sui lampioni.
All’età di otto anni iniziò a praticare ginnastica artistica e divenne una delle migliori ginnaste dello stato, sicuramente le capacità sviluppate giovarono ai suoi successi in arrampicata.
In particolare, l’abilità di compiere una serie complessa di movimenti, dividendoli in step più facili da eseguire anche sotto pressione, la aiutò a diventare la climber che conosciamo.
Divorava libri e riviste d’arrampicata per scoprire la cultura del nostro stile di vita.
Fu influenzata dall’etica di “non lasciare traccia sulla roccia” di Yvon Chouinard e dall’exploit di Beverly Johnson, una solitaria di 10 giorni sulla Dihedral Wall al Capitan.
Come spiega Hill…
" Ero impressionata, non solo dalla conoscenza e dal duro lavoro che aveva messo nella sua ascesa.
Mi ha affascinata il coraggio e la fiducia che ci volevano per mettersi in gioco, per fare qualcosa all'avanguardia, arrampicare una delle big wall più grandi del mondo in uno dei modi più impegnativi possibili: in solitaria.
Ci era riuscita e aveva dato alle donne scalatrici come me un'enorme fiducia nell'essere noi stesse e nel non sentirsi limitate dall'essere una minoranza in uno sport dominato dall’uomo.”
Nel 1975, “mia sorella e suo moroso, mi portarono per la prima volta ad arrampicare, dicendomi che mi sarebbe piaciuto. Avevano ragione! ”
Stava scalando dei blocchi a Joshua Tree, aveva 14 anni, era appena riuscita a salire una linea, quando un uomo si avvicinò stupito che lei riuscisse ad arrampicare ciò che lui non riusciva ad fare.
"Ho pensato, beh, perché dovresti aspettarti di poterlo fare automaticamente? Solo perché ero una ragazzina, non potevo essere in grado di farlo?
È stata un'esperienza memorabile perché mi è venuto in mente che altre persone avevano una visione diversa di ciò che dovrei o non dovrei essere in grado di fare.
Penso che le persone dovrebbero semplicemente fare quello che possono o vogliono fare, non dovrebbe essere una questione di sesso.”
Arrampicare per Hill diventò un modo per scappare dai problemi, al tempo i suoi genitori stavano divorziando, non viveva in una bella situazione.
Si sentiva più parte della famiglia di amici che si era creata viaggiando a Yosemite piuttosto che la sua famiglia naturale.
Nei primi anni ’80 Hill campeggiò frequentemente a Camp 4, nel cuore di Yosemite, diventò parte della community di arrampicatori e si unì al team di ricerca e soccorso.
Nella sua biografia, descrive i climbers di Camp 4 come “un cencioso esercito occupante, che infastidisce i ranger del parco eludendo le tasse del campo, trattenendosi oltre il tempo di accoglienza e comportandosi come zingari”.
l'arrampicata tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 era "qualcosa che facevano le persone emarginate nella società, persone che non erano conformiste”.
Al tempo i climbers giocavano a guardia e ladri con i ranger del parco.
Un'estate, scrive, sopravvisse a Camp 4 con soli 75 dollari.
A Yosemite, gli alpinisti si guadagnavano da vivere riciclando lattine per pagare le corde da arrampicata e sopravvivevano mangiando il cibo avanzato dai turisti.
Tuttavia, Hill ricorda "questi giorni poverissimi sono stati i migliori e i più spensierati della mia vita, sebbene i miei amici fossero spesso dei mascalzoni, avevamo un ottima amicizia.”
Il Club Alpino Francese, nel 1986, invitò l’elite di climbers americani ad arrampicare in Europa, Lynn si innamorò immediatamente del calcare francese, arrampicò In Verdon, a Fontainebleau e a Buoux.
Fu così ispirata dalla cultura Europea che ritornò, partecipando alle prime competizioni ad Arco e Bardonecchia Sportroccia 86, nacque in seguito il Rock Master.
“Mi piace viaggiare. È un aspetto fondamentale della mia vita. Ho bisogno di provare nuove sensazioni e conoscere nuove persone per ritrovare il mio equilibrio interiore.
Nel Sud della Francia, ma anche in Italia, mi sono sentita estremamente a mio agio. Le esperienze che ho fatto, sono state fondamentali, mi sento profondamente legata a queste terre.
Qui mi trovo a mio agio con le persone, ma poi ovviamente c'è anche l'arrampicata: Verdon, Ceuse, Cinque Torri, Arco... un'infinità di belle falesie, opportunità e calcare magnifico!”
Ama scalare in posti nuovi, è stata in: Kirghizistan, Marocco, Vietnam, Tailandia, Scozia, Giappone, Madagascar, Australia e Sud America;
molte di queste salite sono state filmate e hanno contribuito a promuovere l'arrampicata in generale.
Diventò una pro climber nel 1988, le interviste, i servizi fotografici e le apparizioni sui media l'hanno portata a diventare portavoce dell'arrampicata, in un mondo dominato dagli uomini.
L’arrampicata sportiva è "un'attività molto diversa dall'uscire e arrampicare sulla roccia.
Sei di fronte a tutte queste persone per performare”.
Per oggi è tutto, se non l’hai già letta, ti consiglio la storia folle di Michael Reardon sul nostro Blog. È il Maradona del FREE SOLO!
Ci ri-leggiamo alla prossima!