MICHAEL REARDON “IL DIO DEL FREE SOLO!”
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Quanti anni ci vogliono per arrampicare 280 vie in FREE SOLO?
A Joshua Tree Michael Reardon ci ha messo meno di 24 ore, salendo difficoltà fino al 7c+ !
Nessun errore, hai capito bene. Più di 3,5 chilometri in verticale senza vie d’uscita su itinerari tuttora etichettati come calci nei denti.
È il Maradona del Free Solo.
Alcune delle salite senza corda più leggendarie: Equinox 7c a Joshua Tree, Vampire a Tahquitz, Ghetto Blaster 8a (5.13b), Lateralus 8b+ (5.14a) e Urban Struggle 7b (5.12b) a Malibu Creek, Pirate 7b+/c (5.12c/d) a Suicide Rocks, Outrage a vista 7c+ (5.13a) a Boney Bluffs nelle montagne di Santa Monica.
Ha ripetuto Romantic Warrior, una famigerata via in California Needles. Quando arrivi alla base e alzi lo sguardo, vedi un imponente muro di granito tutto verticale o strapiombante alto 305 metri, con lunghezze che raggiungono il 7b!
Una bellissima via a cui va dedicata una giornata intensa di arrampicata. Reardon ha effettuato la scalata A vista senza alcuna pianificazione o ispezione in meno di due ore “dimenticandosi a casa la corda” ha optato per farla slegato, guadagnandosi il riconoscimento della rivista National Geographic Adventure, oltre alla benedizione di scalatori come John Bachar. Non c'è spazio per errori.
Ha attirato l'attenzione. Ha attirato le persone. È stato spettacolare.
"Sei così ingombro di attrezzatura e strumenti che perdi la purezza dell'esperienza.” Secondo Reardon “Arrampicare significa andare avanti finché non sei troppo spaventato per andare oltre, come quando da bambino scalavi gli alberi."
Era un solista libero, ha scalato le vie più alte e più difficili senza corda o attrezzatura di sicurezza. Nessuno ha spinto il mondo del free solo così in alto. Per l’élite di climbers era un personaggio sbalorditivo, per le persone mortali come noi era un alieno. Rispetto alle mitiche imprese e alla sua etica ferrea, di cui parleremo a breve, la sua vita personale è lasciata come una semplice nota a piè di pagina anche se aveva fatto parte di un gruppo glam rock degli anni '80, era stato in tournée con i Motley Crue e aveva guadagnato milioni di dollari con una società di produzione cinematografica.
Reardon nasce nel 1965 a Rhode Island USA, il suo viaggio con l’arrampicata inizia fin da piccolo assieme ai suoi cugini sui massi nel giardino del nonno, le sue capacità si notano subito. Si trasferì in California per frequentare l’università di Los Angeles laureandosi in Filosofia e Scienze Politiche, per poi laurearsi anche in Giurisprudenza.
“Non vado da nessuna parte senza il mio iPod! C’è un ritmo per la vita e un ritmo per il free solo e quando lo trovi entri in una connessione profonda con tutto ciò che ti circonda.”
EBGB’s è una delle challenge mentali più difficili da affrontare. È un sasso di 15 metri incastonato sulla punta di una scarpata a Joshua Tree, appena stacchi i piedi da terra sei subito esposto.
Solitamente chi arrampica senza corda va alla ricerca di vie con buoni appigli, magari fisiche, così se sbagli puoi tornare indietro. EBGB’s non è nulla di tutto ciò, è una placca delicatissima, con il crux a 3 metri dalla fine. Scivolare è facile, quando arrivi all’ultimo movimento ci devi credere e andare convito al “muffin”, una presa buona ma distante che segna la fine della via e quindi la salvezza. È la salita che l’ha reso più fiero.
“Quando hai la padronanza e la consapevolezza del tuo corpo, devi concentrarti sul prossimo appiglio e sul prossimo appoggio indipendentemente che tu sia a 2 metri da terra o a 200. Arrampicare è un gioco mentale, se lo si combina all’allenamento fisico il feeling che si crea è pazzesco. A volte questo sentimento dura 30 secondi altre volte va avanti per qualche giorno, ultimamente riesco a rimare concentrato e farlo durare per tutto il giorno in cui arrampico.”
Se vuoi scalare in free solo ecco un saggio consiglio: “Non cadere! Quando arrampico non voglio corde, non voglio crash pads, non voglio vie d’uscita. Voglio solo scalare al 100%.”
È adrenalinico arrampicare slegati?
“No, l’adrenalina ti fa fare errori, ti espone ai rischi. A me non piace il pericolo, mi piace stare in equilibrio.”
Tutti però commettiamo errori… Siamo a Malibu Creek sulla via Kim Chi 7a (5.11d) una linea corta, “boulderosa” con movimenti lunghi su buchi abbastanza buoni. Dopo averla guardata e aver pulito un paio di buchi accende l’Ipod e parte in free solo. Una presa dopo l’altra arriva in cima, ce l’ha fatta.
Non contento però decide di rifarla sempre slegato per registrare un video. Al terzo giro a qualche metro da terra lascia i piedi e va convinto alla presa successiva, purtroppo però l’appiglio gli esplode sotto la mano e si schianta sulle rocce.
La stessa adrenalina da cui scappa per rifugiarsi nel suo equilibrio l’aveva tradito, la confidenza l’aveva fregato, ora deve fare i conti con le conseguenze. Si rompe lo scafoide e la caviglia, ci vogliono 3 mesi prima di rivederlo sulle rocce.
Molte persone pensano che nel profondo, un climber che scala solo in free solo, esponendo ogni giorno la propria vita alla morte, abbia il desiderio di raggiungerla prima degli altri.
Si sbagliano! Il Dio del free solo ha sua moglie Marci e Nikki, la figlia, che lo aspettano a casa. Spiega, “ci sono due tipi di relazione nel mondo, parassitarie e reciproche. Sto provando ad avere una relazione reciproca con la roccia.”
La sua era un’etica che tutt’oggi è impossibile da perseguire per la maggior parte dei climber, richiede delle capacità mentali, di gestione del rischio e di consapevolezza fuori dall’ordinario, per non parlare dei sacrifici e dei rischi che ciò comporta.
Mike amava la vita, esprimeva sé stesso arrampicando, inoltre era un viaggiatore seriale, adorava l’avventura. L’ultima destinazione fu l’Irlanda.
Era l’ultimo giorno di arrampicata dopo un mese di avventure in compagnia dell’amico fotografo Damon Corso, sull’isola di Valentia, stava arrampicando la scogliera di Fogher alta 180 metri, ovviamente in free solo. Una volta completata con successo Michael era in piedi su una piattaforma coperta di alghe, stava aspettando che le grandi onde passassero in modo da poter tornare da Damon sul lato opposto dell'insenatura.
Un’onda anomala si schianta su Mike e lo trascina a largo nell’oceano, a causa delle forti correnti in una manciata di secondi si trova a più di 150 metri dalla riva. Partono i soccorsi della guardia costiera, arriva in supporto un elicottero mentre gli abitanti dell’isola lo cercano disperati senza però alcun risultato. Il suo corpo non fu più trovato.
“Non era solo qualcuno che arrampicava senza corda una volta ogni tanto.
Tutto ciò che faceva ogni giorno era arrampicare slegato; questa era la sua vita", ha detto Kranzle, un direttore della fotografia che ha trascorso gli ultimi due anni girando un documentario incompiuto sul free solo che Reardon ha scritto e diretto. Mike stava montando il film quando partì alla volta dell'Irlanda.
Arrivare al capolinea a causa di un’onda è una fine tragica e allo stesso tempo beffarda, soprattutto se hai arrampicato a vista più di 150 vie in free solo.
Noi però lo ricorderemo per il personaggio che era, per la sua etica, i suoi valori e per la grande passione che condividiamo, arrampicare.
Nel seguente link troverai il video tributo che mi ha fatto scoprire l’esistenza di questo serial climber.
Prima di ri-leggerci la prossima volta, ti lascio con questa citazione che mi ha fatto sorridere.
Solo un FIGO può fare una affermazione del genere: “Arrampicare a vista in free solo scalzi e nudi è arrampicare, tutto il resto sono compromessi.”